È stato suo compagno alla Juve Stabia e l’ha visto crescere nel settore giovanile del Chievo: “Ivan tira benissimo anche le punizioni”
Provedel–gol, e che gol! Ieri sera si è fatta la storia allo Stadio Olimpico. L’Atletico Madrid era avanti, aveva alzato il solito muro, sembrava incrollabile. Invece ecco il colpo che non ti aspetti: il portiere che tira fuori la testata da bomber, mettendola dentro.
Corner respinto, Cataldi ha servito Luis Alberto, che ha spedito in mezzo un cross teso e preciso, da deviare alle spalle di Oblak con il movimento giusto. È stato quello di Provedel, l’unico a intuire la direzione del pallone scagliato al centro dal Mago biancoceleste. Gioia incredibile per i 50mila tifosi sugli spalti: hanno ammirato a una rete che è diventata già leggenda, che si accoda agli timbri storici dei portieri. Da Taibi a Rampulla, passando per Amelia, Brignoli e lo stesso Provedel, già risolutivo in una sfida di Serie B del 2020 quando vestiva la maglia e i guanti della Juve Stabia (2-2 firmato ad Ascoli nei minuti di recupero).
Il timbro di ieri, siglato alla sua prima presenza in Champions League, ha fatto il giro del mondo. “E non avete visto le sue punizioni…”, racconta Mariano Izco a Tv Play. Il centrocampista argentino ex Catania (allenato tra l’altro da Diego Pablo Simeone) ha svelato un altro “segreto” del portiere della Lazio: “Io ero al Chievo, Provedel in quegli anni era in Primavera. Poi abbiamo giocato insieme con la Juve Stabia. Al di là del gol di testa, lui calcia benissimo le punizioni! Ha un modo di tirare… vogliamo chiamarla la Maledetta? Ecco, lui la Maledetta ce l’ha”.
Il riferimento è al tipo di punizione calciata in passato da Pirlo, Del Piero e Juninho Pernambucano, tanto per fare qualche esempio. Palla colpita di interno-collo, che si abbassa all’improvviso e mette in enorme difficoltà il portiere. Provedel ci ha preso gusto, è già al secondo gol in carriera. Non ha perso il vizio che aveva da adolescente, visto che ha giocato da attaccante fino all’età di 15 anni. Ha cambiato ruolo convinto di poter sfondare in porta. Non si sa mai: magari la prossima volta, invece di riempire l’area avversaria in un momento disperato, finirà per tirare direttamente il corner.
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