Pensioni integrative, come funzionano accumulo e tasse?

Che cosa si può dire in fatto di pensioni integrative? Quale sono le novità che vale la pena conoscere su questo argomento?

Si torna a parlare ancora una volta di pensioni e in particolare di quelle integrative: argomento sempre più importante e infatti uno dei punti fondamentali ha a che fare con la tassazione fiscale e con il modo in cui funziona in Italia.

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Partiamo dal presupposto che si tratta di una modalità che serve per integrare l’assegno che si riceve in genere per anzianità e quindi per la fine della propria attività lavorativa. In linea di massima le pensioni sono offerte da enti privati, come fondi pensione o aziende, e possono essere finanziate dal datore di lavoro, dal dipendente o da entrambi. La tassazione delle pensioni integrative in Italia è caratterizzata da una differenziazione tra i contributi versati dal datore di lavoro e quelli versati dal dipendente.

Ma entriamo ancora di più nel particolare e cerchiamo di capire come funziona davvero la tassazione che ha a che fare con la pensione integrativa e quali sono le cose che vale la pensa conoscere in merito.

Pensione integrativa: come funziona la tassazione?

Come detto prima, ci sono dei particolare da conoscere quando si parla di pensione integrativa, in particolare nel momento in cui il beneficiario decide di riscattarla, ebbene in quel caso l’importo è soggetto a tassazione fiscale.

Il riscatto, in linea di massima, avviene dopo almeno cinque anni dall’inizio del piano, si applica un’aliquota agevolata. Inoltre, ci sono opzioni per rateizzare la tassazione su più anni, riducendo così l’impatto fiscale.

Ma non finisce qua, in genere la tassazione della pensione integrativa è sempre agevolata e infatti forse non tutti sanno che le pensioni complementari sono imponibili: “per il loro ammontare totale a eccezione della ritenuta già assoggettata a titolo di imposta del 15% che viene poi ridotta di 0,3 punti per ogni anno oltre il quindicesimo fino a massimo 6 punti. I premi che vengono versati sono deducibili e i contributi pagati alle forme di previdenza complementare possono essere portati in deduzione dal reddito complessivo Irpef fino ad un importo massimo di 5.164,57 euro per ogni anno”.