Napoli, proposta di lavoro indecente: “Venite da noi, paghiamo 3 euro all’ora”

Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, ha denunciato: “Questo è un nuovo caso di tentato sfruttamento del lavoro!”

Una denuncia pubblica per una proposta di lavoro “indecente”. Indecente per paga, troppo bassa per essere accettata o anche solo essere considerata “umana”. È stato il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli ad alzare la voce, ha voluto sottolineare un “nuovo caso di tentato sfruttamento del lavoro”.

Ristorante giapponese
La denuncia parte da una proposta di lavoro arrivata da un noto ristorante giapponese di Napoli: poco più di 3 euro all’ora (Pixabay) – Notizie.top

Ha pubblicato sui social gli screenshot della conversazione tra colui che si è presentato come il titolare del locale e la persona in cerca di lavoro. Ecco la proposta, molto poco allettante, non c’è che dire: lavorare 10 ore al giorno in un noto ristorante giapponese di Napoli, 6 giorni su 7, per una paga di 750 euro al mese. Il calcolo è presto fatto: poco più di 3 euro all’ora.

Francesco Emilio Borrelli ha così scritto per commentare la vicenda: “Basta con proposte di lavoro assurde e sottopagate. Troppi titolari di attività commerciali prima propongono paghe da fame e poi si lamentano perché non riescono a trovare personale. La giungla dello sfruttamento va fermata ad ogni costo, se si andrà avanti così i nostri giovani non riusciranno mai a costruirsi un futuro. Come si può pensare di vivere lavorando 10 ore al giorno, 6 giorni su 7, per solo 750 euro, una cifra che ormai non consente più nemmeno il pagamento di affitto, utenze e spesa. Venga messa in opera una seria lotta allo sfruttamento lavorativo altrimenti ad aumentare sarà solo la povertà”.

Le difficoltà lavorative e i conti con gli extra aggiunti

sushi
Un noto ristorante giapponese di Napoli offre 750 euro al mese per 10 ore al giorno, 6 giorni su 7 (Pixabay) – Notizie.top

Non è il primo episodio del genere, spesso e volentieri le proposte di lavoro sono ben al di sotto della quota minima salariale. I ristoratori, tra l’altro, quest’estate sono già finiti nel “mirino” per alcuni conti in cui sono apparse delle voci extra, poco condivisibili dai commensali che di conseguenza hanno protestato al momento del pagamento e poi rivelato la storia attraverso gli account social. Parliamo di aggiunte al conto dovute al taglio della torta (1 euro a fetta) oppure alla divisione di un toast in due parti. Le polemiche hanno coinvolto tutta la nostra penisola, dal Nord al Sud Italia. Sullo sfondo – anzi, in primo piano – rimangono le difficoltà lavorative. Di chi propone il lavoro, di chi non può accettare certe cifre.