L’enorme successo al botteghino di Barbie, è inevitabilmente stato seguito da numerose polemiche sul messaggio contenuto.
E’ innegabile… che vi piaccia o meno, in questi giorni vi sarete trovati inevitabilmente a parlare di Barbie, il nuovo film di Greta Gerwig, che sta facendo impazzire il mondo.
Come avrete probabilmente intuito dai trailer, Barbie non è semplicemente un film che parla della celebre bambola, ma un vero e proprio progetto audiovisivo funzionale alla decostruzione del patriarcato.
La Gerwig si è caricata un discreto peso sulle spalle: tentare di aprire gli occhi a decine di milioni di piccole donne, mostrando le conseguenze del delicato equilibrio tra uomo e donna, all’interno della nostra contemporaneità. Ma quanto potrà servire Barbie ad una giovanissima o ad un giovanissimo? In che modo la Gerwig, coadiuvata dal lavoro in sceneggiatura di Noah Boumbach, ha tentato di fornire gli strumenti necessari a interrompere il soggiogante incantesimo del patriarcato? Sfortunatamente, siamo costretti a constatare una certa pigrizia in scrittura, che ha inevitabilmente costretto Gerwig e colleghi a navigare in superficie sul tema patriarcato, rappresentando su schermo le caratteristiche più facilmente comprensibili e vendibili ad un pubblico generalista.
Gosling e Robbie, dopo esser approdati nel mondo reale da Barbieland, percepiranno immediatamente il fardello di migliaia di anni di dominazione maschile… da un momento all’altro, senza il minimo accenno di un approfondimento o di una disamina filmica. Una fastidiosa forzatura, utile a mantenere una durata consona al target di riferimento, ma, inevitabilmente, in netta contrapposizione con le esigenze di questa fascia di pubblico. Difatti, il vero e proprio paradosso di questo prodotto audiovisivo, risiede nella sua continua ambiguità editoriale: riferimenti semplici e diretti si alternano a linee di dialogo difficilmente comprensibili da un pubblico infantile, che verrà inevitabilmente tenuto fuori da elementi portanti del messaggio contenuto. Quindi, se da una parte i bambini potrebbero risentire dell’assenza di una disamina più chiara e comprensibile, dall’altra, anche gli adulti rischiano di trovarsi di fronte ad un prodotto poco stimolante, che rischia di comunicare in maniera semplificata, ciò che tutti sappiamo già. Insomma… un film per tutti e per nessuno.
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