Il celebre conduttore, scomparso nel 2005, è rimasto nel cuore del grande pubblico e a distanza di anni a ricordarlo è stata la figlia
E’ conosciuto da tutti come il ‘dottor Stranamore’ Alberto Castagna, il noto conduttore prematuramente scomparso a marzo del 2005. Il suo programma, Stranamore appunto, aiutava le coppie a superare la crisi e a tornare insieme: è stato un format molto in voga, inizialmente appuntamento fisso della domenica sera di Canale 5. A ricordare il presentatore negli anni ci hanno pensato molti colleghi a lui legate, ma stavolta a parlare di lui è stata la figlia Carolina.
“Per spiegarlo non basterebbe un libro. Complicatissimo. Affettuoso e presente, ma anche molto ragazzino, impaurito dall’idea di essere genitore. A volte, tra noi due, l’adulta ero io” confida al Corriere della Sera la figlia, specializzanda in Igiene e Medicina preventiva che oggi vive tra Roma e Filadelfia. Quando Alberto si ammalò lei aveva 6 anni, 13 quando morì.
Carolina: “Da piccola avevo paura di dimenticarlo
Per spiegare com’era con lei suo padre, Carlina Castagna ha raccontato: “Buonissimo, a livelli imbarazzanti. Pur di accontentarmi mi avrebbe concesso qualsiasi cosa e non parlo per forza di regali. Una sera gli dissi, dal nulla: ‘Vorrei andare a cavallo’. Il giorno dopo mi portò al maneggio. Mi aveva preso tutta l’attrezzatura. Dopo un po’ mi scocciai: ‘Voglio scendere, non mi piace’. E andammo a giocare a bowling“.
Tanti i volti noti della tv affezionati a Castagna, sottolinea la figlia: “Fabrizio Frizzi, Maurizio Costanzo e Maria De Filippi, Pippo Baudo. Papà aveva delle tastiere, con zio Pasquale organizzava serate infinite al karaoke. Cantavano tutti in coro, sì anche Pippo e Maurizio. Una sera venne a suonare Umberto Smaila. Ci sono rimasti vicini anche dopo“.
Sulla malattia del conduttore Carolina rivela: “Di colpo era sparito. Mamma fu molto onesta. Mi spiegò che non stava bene e che non sarebbe tornato per molto tempo. Che era ricoverato in terapia intensiva, con tanti tubi intorno. Un giorno, in classe, annunciai che era morto. La scuola chiamò subito casa. Non era vero. Mia madre capì che avevo bisogno di vederlo. Smosse mari e monti e ottenne di farmi entrare da lui. Mi vestirono con camice, cuffietta e salvascarpe, mi stava tutto largo. Sembravo il piccolo chimico. Mi sono spaventata. Soprattutto perché non aveva più i baffi, glieli avevano tagliati, non lo avevo mai visto così“.
Poi il ritorno a casa, non era in forze però di fingeva di stare bene: “‘Sono l’uomo più forte del mondo’ diceva. Avrei preferito che non dicesse bugie, che mostrasse la sua debolezza, ma ognuno in certi momenti fa il meglio che può“, confida Carolina. Poi la tragica notizia: “Mamma rientrò in lacrime e mi disse che papà non c’era più. Era un martedì. Fino al giorno prima stava bene. Avevamo passato il pomeriggio insieme, mi aveva comprato il cd di Beyoncé – aggiunge –. Quando, due anni fa, ho perso anche Stefano, il secondo marito di mia madre, è stata dura. Piaceva moltissimo anche a papà: ‘Se dovessi lasciarti, so che con lui sei in buone mani’. Da loro ho imparato che più ci si vuole bene tutti quanti e meglio è“.
Carolina chiosa con un dolce pensiero al padre: “Vorrei sapere cosa pensa, se gli piace mio marito, raccontargli un viaggio, parlargli di politica. Da piccola avevo paura di dimenticarlo, annusavo un maglione che conservava il suo odore. Poi ho capito che le persone vivono nel nostro ricordo, che in fondo non se ne vanno mai“.